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Strage in Nigeria, il terrorismo islamico all’attacco

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Il gruppo fondamentalista islamico Jama’atu Ahlis Sunnati Lidda’awati Wal Jihad, più noto con il nomignolo di Boko Haram ha rivendicato gli attentati compiuti a Kano, nel nord della Nigeria (un milione e mezzo di abitanti) , venerdì. Con un’azione spettacolare i terroristi hanno fatto esplodere venti bombe. Scoppiati simultaneamente, gli ordigni hanno provocato almeno 160 morti. Il bilancio rischia di aumentare in queste ore perché i feriti gravi sono decine.

Boko Haram flag.jpgTra i bersagli, caserme di polizia e uffici pubblici e governativi. Nel giro di pochi minuti un kamikaze è riuscito a farsi esplodere contro il muro di un commissariato di polizia, un altro è stato abbattuto prima che potesse centrare il suo obiettivo.

Sparatorie e deflagrazioni hanno provocato incendi che hanno fatto strage anche tra i civili. Tra le vittime un giornalista nigeriano di Channels Tv, Akogwu Enenche, che lavorava anche per Reuters Television: stava documentando il massacro della città rimasta indifesa in balia della brutalità cieca dei fondamentalisti islamici.

Boko Haram militant 1.jpgIeri le ONG locali, aiutate dal coprifuoco di 24 ore imposto dalle autorità, hanno continuato a setacciare strade e case alla ricerca di vittime e feriti.

Parlando al telefono con i giornalisti nigeriani il portavoce dei radicali, che usa il nome di battaglia di Abul Qaqa, ha spiegato: “Si tratta di una rappresaglia contro il governatore dello Stato di Kano che ha rifiutato di scarcerare alcuni membri del nostro gruppo arrestati qualche tempo fa. Gli avevamo spedito una lettera avvisandolo delle conseguenze che avrebbe subito nel caso non avesse esaudito la nostra richiesta”.

fuoco in caserma.jpgPer altro proprio lo stesso giorno degli attacchi uno dei leder del gruppo terrorista, Karibu Sokoto, arrestato 48 ore prima, è scappato durante un trasferimento su una camionetta della polizia. Il convoglio è stato attaccato da un gruppo di uomini armati, presumibilmente militanti di Boko Haram e Sokoto è riuscito a scappare.

La fuga ha provocato una durissima polemica giacché è apparso chiaro che per allontanarsi indisturbato, il leader terrorista ha usufruito di complicità ad alto livello. Era stato arrestato in un lodge di proprietà del governo di Borno State e il giorno dopo si sarebbe dovuto imbarcare su un aereo per Londra.

auto in fiamme.jpg

Sokoto è sospettato di aver organizzato l’attentato di Natale alla chiesa di Santa Teresa a Madalla, vicino alla capitale Abuja, che provocò 37 morti e 57 feriti.
 
“Ormai Boko Haram può contare su coperture importanti nel governo e nelle istituzioni – spiega Ahmad Salkida un giornalista investigativo che lavorava per il gruppo editoriale multimediale Trust e che ora è freelance ed è considerato il miglior conoscitore della setta -. Il nord della Nigeria, a maggioranza musulmana, detesta il presidente cristiano del sud Goodluck Jonathan. Per reazione simpatizza con i Boko Haram. Ciò non vuol dire che sono tutti terroristi o amici dei terroristi, ma non si tirerebbero indietro ad ospitare a casa un attentatore inseguito dalla polizia”.

Camioncino con corpi.jpgAl telefono Ahmad non vuole sbilanciarsi troppo. E’ stato più volte arrestato dalla polizia non tanto per quello che c’era scritto nei suoi articoli, ma per il solo fatto di averli scritti: “Gli uomini di Boko Haram viaggiano tranquillamente con documenti veri e falsi. Hanno rapporti con molti dei gruppi terroristi islamici in Africa. Tra loro si scambiano facilmente informazioni, armi e altro materiale bellico. Sono state accertate le relazioni con Al Qaeda per un Maghreb Islamico (AQIM), che opera in Mali, Mauritania Niger, Algeria, ma non si escludono agganci con Paesi più lontani come la Somalia e i suoi shebab”.

Immagine di anteprima per auto calcinata.jpg“Nel 2009 – continua a spiegare il giornalista – l’esercito nigeriano ha schiacciato la rivolta dei Boko Haram che sono scappati all’estero. Si sono stabiliti in Libia, in Ciad, in Darfur. Lì hanno frequentato le moschee più oltranziste, hanno fatto amicizia con altri radicali e poi sono andati in pellegrinaggio alla Mecca e la saldatura è stata fatta con i gruppi radicali islamici che operano in Somalia. Tra l’altro con l’ex colonia italiana ci sono link etnici, tribù che secoli fa sono emigrate nell’Africa Orientale a quella Occidentale”.

Moto calcinate 2.jpgAhmad Salkida è probabilmente l’uomo che conosce meglio di tutti Boko Haram e conosce personalmente i suoi leader. E’ l’unico che li ha intervistati. “Da piccolo gruppo qual era nel 2009 quando è stato spazzato via dalla polizia che ha ucciso il suo fondatore, Mohammed Yussuf, ora Boko Haram è diventato un movimento consistente, che gode simpatie. Hanno finanziamenti seri da parte di imprenditori locali che versano una sorta di pizzo, e dalle Organizzazioni non governative islamiche, ma si sono procurati denaro anche con assalti a banche. Gli esplosivi arrivano dal Darfur e il training lo fanno probabilmente in Sudan”.

“Mi ricorda la situazione dell’Algeria quando erano esplosi i gruppi islamici – aggiunge al telefono da Lagos un collega di un grande giornale inglese che vuol restare anonimo perche nessuno sa che è un giornalista e se lo scoprono lo espellono -. Stato corrotto, disaffezione dei militari, nessuna strategia per sviluppare il nord e un’astuta leadership islamica pronta a occupare le posizioni politiche ed economiche”.

moto calcinate.pngDal 2009 le autorità non hanno mai arrestato un leader della Shura, l’organo di comando dei Boko Haram e, probabilmente sanno benissimo dove si è rifugiato il suo leader, Abubakar Shekau. Hanno messo in galera qualche pesce piccolo, giusto per placare l’opinione pubblica. La fuga di ieri di Karibu Sokoto è veramente inquietante. Insomma si ha l’impressione che in Nigeria la setta sta scalando il potere.

Goodluck Jonathan serio.jpegIeri il presidente Jonathan ha promesso che i responsabili di questo “vile atto saranno portati ad affrontare la piena ira della legge”. Dure condanne sono arrivate da Roma (il ministro Giulio Terzi ha espresso “orrore e sgomento”), Londra, Parigi, Berlino e Unione africana.

Massimo A. Alberizzi
twitter @malberizzi
Un articolo di Ahmed Salkida che fa un ritratto di Boko Haram

Nelle foto Reuters e Ap la bandiera e militanti di Boko Haram, momenti dello spaventoso attacco di venerdì contro Kano e, infine la foto del presidente nigeriano, Goodluck Jonathan


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